In occasione del Salone del Mobile la Galleria Lia Rumma di Milano presenta una mostra collettiva che raccoglie importanti opere di artisti appartenenti a diverse generazioni: Joseph Kosuth, Marzia Migliora, Julian Opie, Michelangelo Pistoletto, Haim Steinbach, Vedovamazzei, Drè Wapenaar e Christopher Williams. Con approcci e intenzioni diversi, le opere selezionate discutono la complessa relazione tra l’arte e l’oggetto e le diverse possibilità che essa può aprire nel campo della riflessione artistica. Attraverso citazioni e spunti più o meno espliciti, le opere in mostra riflettono incursioni frequenti tra arte e design o assumono l’oggetto e la sua immagine come tema di analisi.

Showertent (1997) di Drè Wapenaar è una struttura/scultura dotata di funzione e funzionalità specifiche. Combinando elementi di design e architettura le opere di Wapenaar alludono agli archetipi della vita associata, e rappresentano una riflessione sulle modalità con le quali gruppi di persone e singoli individui si relazionano. Marzia Migliora nel lavoro “Nomen Nescio” del 2007  (dal latino nescio “non conosco” e nomen “nome”) è un’opera composta da due sculture di acciaio specchiante che permette al visitatore di riflettere per intero la propria immagine sulla superficie delle due lettere, le cui dimensioni sono proporzionate a quelle di un corpo nel gesto di un abbraccio. L’installazione è incentrata sull’ipotesi dell’incontro e sul tentativo di recuperare la propria identità laddove le lettere “N.N.” vengono normalmente utilizzate per indicare l’anonimità di una persona –o l’impossibilità di identificarla– e come abbreviazione per i “numeri” quindi l’annullamento della persona, della propria identità e la sua riduzione appunto a numero. Il riflesso prodotto dalle superfici specchianti della doppia “N”, invitava lo spettatore a ritrovare in quella immagine “altra” l’uomo, la persona, a cui è stata sottratta l’identità.

Julian Opie è presente con un’opera Untitled del 1988, una scultura che simula un oggetto comune, un termosifone, dalla forma essenziale e indefinita. Nelle sculture di quegli anni, Opie riproduce forme anonime e indefinite che rimandano a oggetti generici, celle frigorifere, bacheche, bocche d’aerazione. Lampada in prospettiva (1962-82) di Michelangelo Pistoletto, è un’opera della serie degli specchi, sulla cui superficie è riprodotta una lampada. L’oggetto è utilizzato come elemento scenografico di un’opera che riflette e celebra la reciprocità tra arte e vita. Little Thonet  (2008) di Vedovamazzei rappresenta invece un detournement oggettuale: una vecchia sedia Thonet è esposta in una teca di cristallo dopo essere stata modificata, impossibile da usare, con lo schienale reso orizzontale, non più funzionale. Le opere di Haim Steinbach sono costituite da oggetti trovati, prelevati dalla realtà quotidiana e collocati su dei ripiani, in relazione ad oggetti di natura diversa. La sua ricerca si focalizza sull’oggetto e la sua presentazione con un’attenzione speciale alle dinamiche di esposizione che si esplica nell’attenzione agli accostamenti cromatici e ai rimandi formali relativi alla posizione, dimensione, funzione e movimento. In mostra una mensola Omaggio ad Armando Testa (1996). La serie di 4 fotografie del 1996 di Christopher Williams ritraggono la macchina da scrivere Olivetti modello Valentine disegnata da Ettore Sottsass. Attraverso la fotografia l’artista statunitense approccia la realtà con sguardo freddo e analitico, focalizzando l’attenzione sulla presenza anonima degli oggetti comuni, macchine e oggetti industriali, ripresi nella loro presenza oggettiva e realistica. Di Joseph Kosuth sarà esposto un lavoro recente Clear words Clear sight (2008) dove la riflessione sull’arte è anche riflessione sullo spazio.

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