Una serie di fotografie inedite, presentate per la prima volta a colori, è stata esposta alla Galleria Lia Rumma di Milano; si tratta di scatti realizzati dall’artista durante le riprese del suo recente film Rapture, girato a Essaouira, in Marocco.
Per Shirin Neshat, la fotografia ha sempre rappresentato un’attività autonoma, mentre il video è concepito come una sua naturale estensione. L’uso del colore è limitato all’azzurro del cielo, all’oro della sabbia e al nero del chador: una tavolozza essenziale che, nella sua sobrietà, esalta la potenza emotiva delle immagini, le quali raggiungono una dimensione quasi epica.
Attraverso una narrazione poetica, volutamente priva di risoluzione e sospesa nel mistero, Neshat evita sia il riferimento diretto ad aneddoti specifici sia la tentazione polemica o esotizzante. Il rigore formale dell’artista si manifesta nella scelta di accostare immagini di gruppi di uomini e donne, raccontando così la condizione paradossale della donna iraniana: oppressa dal principio dell’harem, ma al tempo stesso obbligata, come l’uomo, a imbracciare le armi in tempi di guerra.
Dietro il velo di queste donne si intravede una femminilità indomabile, alimentata da una forza primordiale: un’identità che intreccia il dolore della segregazione, l’orgoglio delle proprie radici culturali, una dignità silenziosa e una determinazione incrollabile. È proprio questa forza a spingerle, come appare evidente negli scatti, ad abbandonare senza esitazione la riva, salendo su fragili imbarcazioni dirette verso destinazioni ignote, in un gesto di silenziosa ribellione.

Comunicato stampa